Due villaggi rurali incantevoli e un angolo di Toscana di incanto e poesia rari con un nome che evoca pace e serenità unito a un’antica parola slava che indica “splendore”, qualcosa di luminoso e radioso, simbolo di bellezza e positività: difficile inquadrare meglio con il nome un luogo come Isole e Olena in quel di Barberino Val d’Elsa, una ramo del Chianti Classico meno storico della sacra triade Gaiole, Radda, Castellina ma capace di imporsi come uno dei migliori esempi della DOCG grazie alla determinazione di Paolo de Marchi che dal Piemonte ha costruito qui un vero miracolo di grande viticoltura e rispetto del territorio dal 1956. 

Da pochi mesi Paolo ha lasciato proprietà e direzione aziendale e colturale al gruppo EPI guidato da Christopher Descours, già proprietario di Biondi Santi a Montalcino che ha deciso di proseguire la propria scommessa sul vino toscano di altissima qualità proprio qui.

La visita dei nuovi impianti viticoli mostra grandiosità e impegno paesaggistico con la costruzione di splendide terrazze di alberese in luogo di un vecchio vigneto a rittochino che generava non poco problemi di gestione del suolo. La realizzazione delle terrazze, costosa e faticosa, permetterà di mettere a dimora 3 ettari di sangiovese che su terreni di scisti marnosi, arenaria, calcare e flysch sapranno dare il meglio di sè per proseguire la produzione di vini di altissima qualità come quelli cui Paolo de Marchi ci aveva abituato. Starà ora a Emanuele Reolon, nuovo Estate Director di Isole e Olena, a proseguire il suo lavoro mantenendo la personalità dei vini di queste terre. 

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Per capire intanto il punto di partenza della proprietà sulla nuova terrazza panoramica posta vicino al borgo di Isole abbiamo pranzato con una spettacolare grigliata di Chianina di Simone Fracassi assaggiando una verticale incrociata di Cepparello, lo storico Supertuscan aziendale ormai prodotto da quasi quarant’anni e lo Chardonnay, da sempre vanto “bianco” di Isole e Olena.

Il 1988 Chardonnay ha note incantevoli di caramello noci e ginestra, pesca in confettura, mandorle e fichi , lunghezza e piacevolezza tonica sorprendenti (88 punti) e la sua versione 2022 mostra grinta e agilità impensabili visto il millesimo (90 punti) ma è soprattutto la 2013 a strappare applausi con la sua grazia di sambuco, ginestra, glicine e pesca Melba, un sorso serrato, salino, acidità e pimpantezza, lucentezza e nitore aromatico (93 punti).

Sua maestà Cepparello mostra muscoli e opulenza senza pesantezza con la 2016 (93 punti), con note di visciole, resine e canditi, zenzero, legno, vaniglia e pepe bianco e una maestosità sottilmente velata di spezia con la 2010 (89 punti). Ma lo stupore più grande è sempre assaggiare il Chianti Classico che in una annata come la 2021 (95 punti) rivela note di fragole e pepe, melograno e lamponi, visciole e ferro, ematico soffuso, luminoso e fragrante, un vero vino “Olena” in ogni suo sorso.