Champagne Jacquart compie 60 anni. Età matura, eppure giovane per una Maison di Champagne, soprattutto se paragonata a quella di altri brand storici e super famosi. Essere giovani ha però i suoi vantaggi, per esempio ci si può proporre in modo nuovo. Così, per festeggiare questo anniversario, Jacquart lancia il claim “Joy is in the air” e invita a una visione del lusso più contemporanea, disinvolta e rilassata. Un lusso diverso, non solo per le grandi occasioni, ma da concedersi in tutti quei momenti della vita, anche piccoli, che meritano di essere celebrati.

Per i “primi 60 anni” non poteva mancare il lancio di una bottiglia, e anche qui la proposta è inaspettata. Per i suoi Champagne, la Maison predilige lo Chardonnay, fine al gusto e con buone capacità di invecchiamento. Ma la bottiglia simbolo dei 60 anni è un Pinot Nero in purezza, il Mono Cru Aÿ 2018 Blanc de Noirs, raffinato e complesso.

«Essere giovani vuol dire anche questo, sentirsi liberi di scegliere, di uscire dal seminato per scommettere su qualcosa di diverso» spiega Thibault Darodes de Tailly, export manager della Maison. «La vendemma del 2018 è stata perfetta e ha raggiunto la sua migliore espressione nel Gran Cru di Aÿ, rinomato per il pinot nero, dove il suolo calcareo e l’esposizione a sud dei vigneti consentono di raggiungere un’ottima maturazione pur con acidità eccellente. Così è nato l’Aÿ 2018, elegante e potente». Una bottiglia di nicchia, per appassionati, che probabilmente riserverà il suo lato migliore se lasciata invecchiare, dai cinque anni in su. Viene proposta in edizione limitata, 3000 bottiglie in tutto il mondo, distribuite in enoteche, hotel e ristoranti d’alta gamma ad un prezzo intorno ai 200 euro.

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Eppure, il lusso “rilassato” deve necessariamente passare per una politica di prezzi più accessibili. «Jacquart è un’azienda che ci piace definire “milionaria”; è di medie dimensioni e media è anche la fascia di mercato in cui si posiziona. Oltre alle linee Premium, abbiamo in catalogo bottiglie tra 40 e 60 euro, per un pubblico ampio e internazionale» continua Darodes de Tailly. «Da Reims, nel cuore della regione dello Champagne, dove abbiamo la nostra sede presso l’Hôtel de Brimont, storico palazzo del 1897, esportiamo il 60 per cento della produzione in 40 Paesi».

Il processo di vinificazione si concentra invece nei due centri di Côte des Bar e Château-Thierry. «È omogeneo e prevede dosaggio leggero e affinamento solo in acciaio, senza passaggi in legno, per mettere l’accento su freschezza e vivacità» precisa Joëlle Weiss, l’enologa di casa. Ma ogni Champagne Jacquart mantiene un preciso carattere distintivo perché deriva da un Mosaïque, un mosaico di terroirs diversi.

La Maison è nata infatti nel 1964 dall’iniziativa di una trentina di vignerons (viticoltori), che si sono uniti per condividere vigneti, competenze, ma anche filosofie di produzione con caratteri anche molto forti e particolari. Così è nato il Mosaïque, un mosaico di territori e di crus. A differenza di altri produttori, che sono concentrati in una zona specifica della regione dello Champagne, i vitigni di Jacquart sono distribuiti in 300 ettari di terreno e 60 villaggi. Dalle diverse parcelle di questo Mosaïque vengono selezionate le uve, che mantengono però caratteristiche e personalità propria. Così è la diversità a diventare la vera peculiarità di Jacquart, al punto da avere dato il nome ad una sua cuvée simbolo, la Mosaïque appunto.

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Il lancio di un’edizione limitata, che di solito vede esaurire le scorte in tempi brevi, e Natale alle porte offrono buone aspettative. Il periodo però non sembra essere particolarmente favorevole per lo Champagne in Italia.

«Secondo i dati IWSR (l’Istituto di indagini statistiche sulle bevande alcoliche), dal 2019 al 2023 c’è stato un forte calo di consumi di Champagne, soprattutto per i prodotti di fascia media. Tengono meglio le bottiglie di alta e altissima gamma» dice Valentina Ursic, direttore marketing e pr di Rinaldi 1957, società di distribuzione di prodotti alcolici con un fatturato annuo di oltre 24 milioni e importatore esclusivo per l’Italia di Champagne Jacquart. «Secondo me però più che di un “calo” si tratta di una sorta di ritorno alla normalità» continua Ursic. «Durante l’emergenza Covid si era verificato un vero boom di acquisti, quando molti, non potendo spendere in viaggi o in altri beni di lusso, sceglievano lo Champagne come gratificazione, o anche investimento. Ora i consumi si stanno riassestando. Sicuramente siamo in un momento di crisi economica e anche di mutamento dei costumi. In generale si beve meno: per motivi salutistici, ma anche perché oggi più di un tempo (per fortuna) si evita qualunque alcolico se ci si deve mettere alla guida. In più, il mercato italiano non può essere da grandi numeri perché lo Champagne subisce la concorrenza dei nostri grandi spumanti. Basti pensare a Franciacorta e Trentodoc e ci sono molte altre zone e cantine che producono, con il metodo classico, bottiglie davvero eccellenti. Eppure lo Champagne rimane Champagne, un oggetto del desiderio, iconico per definizione. E in più è molto contemporaneo come gusto, visto che parallelamente stiamo assistendo a un calo dei consumi di vino rosso mentre il pubblico predilige i bianchi e in particolare le bollicine» commenta Ursic.

«Il mercato italiano non è particolarmente ampio» conferma Darodes de Tailly «ma per noi è un priority market, una importantissima destinazione di export. La richiesta italiana è di qualità e si concentra sui prodotti di alta e altissima gamma, le cuvée Signature, Rosé, Blancs de Blancs e Alpha. Oltre al Mosaïque, che ci differenzia da altre Maison, il nostro cavallo di battaglia è proprio il fatto di essere un brand maturo ma ancora giovane, seriamente impegnato per la salvaguardia dell’ambiente e che ha all’attivo importanti collaborazioni con il mondo dell’arte. Per ridurre il nostro impatto ambientale abbiamo diminuito l’impiego di acqua, alleggerito i packaging e il peso delle bottiglie. I vigneti sono certificati per il 78% biologici o con altri riconoscimenti ambientali (HVE, VDC). Lo stabilimento di Côte des Bar è già ISO 14001 (la certificazione ambientale internazionale) e entro il 2025 lo sarà anche Château-Thierry».

Conclude Darodes de Tailly: «Nella nostra sede, l’Hôtel de Brimont a Reims, organizziamo eventi, festival musicali e di teatro, mostre di street art, coinvolgendo artisti soprattutto locali e ancora poco noti. È un modo per valorizzare, oltre alle cuvée, talenti spesso inaspettati, ma anche per creare occasioni per bere Champagne fuori dagli schemi, e divulgarne la cultura a un pubblico nuovo».  

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