Dalla storia millenaria dell’uomo, in cui il cibo ha giocato un ruolo cruciale nell’evoluzione delle civiltà, alla riflessione etica sul consumo animale, fino alle più recenti scoperte scientifiche che studiano le interazioni tra cervello e gusto, ecco 5 libri per celebrare la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, in programma il 16 ottobre, che offrono nuove chiavi di lettura su un tema centrale della nostra esistenza quotidiana. Il cibo, infatti, non è solo nutrimento, ma anche cultura, identità e strumento di potere, capace di influenzare la politica, l’economia e persino le nostre relazioni sociali.

Se siete appassionati di cibo, questi libri vanno letti almeno una volta nella vita.

Una storia del mondo in sei bicchieri

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di Tom Standage

Con questo saggio Tom Standage propone un percorso storico alternativo, raccontando la storia dell’uomo attraverso sei bevande emblematiche: birra, vino, liquori, tè, caffè e Coca-Cola. Queste bevande non sono solo simboli culturali, ma anche motori di cambiamenti sociali ed economici epocali. Standage ci offre un affresco della civiltà umana attraverso il “filtro” dei bicchieri, mostrando come le abitudini alimentari abbiano accompagnato e influenzato le grandi trasformazioni della storia. (Codice Edizioni)

In difesa del cibo

di Michael Pollan

«Michael Pollan è un genere particolare di scrittore. Nei suoi libri non si trovano ricette per il boeuf bourguignon o il perfetto soufflé. Si preoccupa del vasto background delle odierne abitudini alimentari, e dell’enorme business da molti miliardi di dollari che è diventata l’agricoltura – agribusiness, come oggi viene chiamato … Pollan è acutamente consapevole della spaccatura che nel nostro tempo si è aperta fra i cicli naturali del mondo animale e vegetale e la cultura dell’avidità e dell’eccesso a cui abbiamo permesso di dominare la nostra vita, almeno nel mondo industrializzato. Si preoccupa in particolare della misura in cui noi, in quello che viene comunemente chiamato l’Occidente, abbiamo permesso a noi stessi di diventare “ortoressici”, cioè “persone con una malsana ossessione per il mangiare salutare”. Fa notare che questa ossessione, provocataci da un lato dalle forze di mercato e dall’altro dai nutrizionisti, ha avuto come risultato un aumento dei fattori che contribuiscono a una cattiva salute.» (John Banville) (Adelphi)

Il senso del gusto. Cibo e filosofia.

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di di Carolyn Korsmeyer

Pubblicato dalla Cornell University Press nel 1999 e insignito nel 2014 del “Premio Internazionale d’Estetica” conferito dalla Società Italiana d’Estetica, il volume di Carolyn Korsmeyer Il senso del gusto. Cibo e filosofia costituisce un “classico” dell’estetica del cibo. Se, in una lunga linea di continuità da Platone a Hegel, il cibo come fonte di piacere ed espressione di varietà e qualità è stato rimosso da ogni formulazione del pensiero – per ragioni al tempo stesso estetiche, epistemologiche ed etiche, come viene brillantemente mostrato nei primi capitoli del volume – la Korsmeyer argomenta come oggi al contrario sia possibile, anche grazie all’apporto delle scienze sociali e delle scienze dure divenute strategiche alleate del discorso filosofico, percorrere una via diversa, in cui il valore culturale e sociale del mangiare e del bere vengono riconosciuti degni di essere formulati in chiave estetica. Per dimostrare la piena legittimità estetica del senso del gusto la Korsmeyer insiste infatti proprio sul valore cognitivo e rappresentativo, e non soltanto sensibile e piacevole del cibo, superando così una delle classiche e più insidiose obiezioni. Attraverso una ricca serie di esempi, emerge nel testo la capacità del cibo di rappresentare, esprimere ed esemplificare; propiziando quindi l’inevitabile conclusione che il gusto permette di convogliare esperienze estetiche come ogni altro senso. (Aesthetica editore)

La civiltà del cibo. Storia culturale dell’alimentazione in Età moderna

di Florent Quellier

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Dalla fine del XV secolo all’inizio del XIX, dalle sponde del Mediterraneo a quelle del Baltico, dai confini orientali dell’Europa alle regioni atlantiche, il volume esplora le culture alimentari europee di uomini e di donne, potenti o miserabili. I loro pasti quotidiani, così come i loro eccessi festivi, svelano una storia fatta di gusti, di scelte coatte e di differenti tipi d’immaginario. Dalle problematiche relative all’approvvigionamento alle buone maniere a tavola, passando attraverso la preparazione dei piatti e le conoscenze dietetiche, La civiltà del cibo mette in luce le diseguaglianze tipiche della società di Ancien Régime e ci conduce al centro delle sue aspirazioni sociali, politiche, religiose. Segnata da una prima mondializzazione alimentare, dalla diffusione dello zucchero e dal successo del tè, del caffè e della cioccolata, l’Età moderna è caratterizzata anche dalla moltiplicazione dei libri di ricette, dalla nascita di cucine di grande reputazione, dall’invenzione di nuovi spazi per i pasti e dalla genesi del discorso gastronomico moderno. Il fantasma della fame, antica compagna dell’Uomo, non cessa tuttavia di aggirarsi sullo sfondo. (Carocci editore)

Il cibo come cultura

di Massimo Montanari

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Il cibo è cultura perché ha inventato e trasformato il mondo. È cultura quando si produce, quando si prepara, quando si consuma. È il frutto della nostra identità e uno strumento per esprimerla e comunicarla. Una grande opera di sintesi da uno dei massimi storici dell’alimentazione, Massimo Montanari, docente di Storia medievale e Storia dell’alimentazione all’Università di Bologna. (Economica Laterza)