La Vastedda della Valle del Belìce DOP è uno dei rari formaggi ovini a pasta filata del mondo, poco diffuso in quanto la filatura del latte di pecora è particolarmente difficile. Il nome vastedda deriva dalla caratteristica forma arrotondata di questo formaggio, che ricorda quella dell’omonimo pane, molto diffuso in Sicilia.

Un formaggio dalla lunghissima tradizione, veniva prodotta solitamente nei mesi compresi tra giugno e settembre e si ritrovava spesso nelle feste della tradizione contadina, come la mietitura e la vendemmia. Si racconta che un casaro siciliano, lavorando il latte delle sue pecore dal quale produceva formaggio, mise la pasta nelle fuscelle, i caratteristici contenitori di giunco. La lavorazione iniziò ad inacidirsi a causa del caldo e questi tentò di porvi rimedio immergendola in acqua calda, come per la ricotta. Quando la pasta iniziò a filare venne posta in un piatto prendendo la caratteristica forma a focaccia. Fu così che nacque la prima forma di Vastedda della Valle del Belìce. La lavorazione è rimasta pressoché invariata nel corso degli anni: le pecore sono ancora allevate al pascolo e riparate in ovili che garantiscono il totale benessere degli animali e di conseguenza la migliore qualità del latte. Ancora oggi la Vastedda della Valle del Belìce DOP è un formaggio artigianale, lavorato da maestri casari con estrema abilità e professionalità, tramite l’uso di tecniche tradizionali e di attrezzature in legno e giunco.

La Vastedda è un formaggio dalla tipica forma di focaccia, con diametro di 15-17 cm. Priva di crosta con una superficie bianco, avorio liscia mentre la pasta è bianca, liscia e non granulosa, priva di occhiatura. Il sapore è quello tipico dei formaggi di pecora freschi, un po’ aciduli ma non piccanti che ricorda i freschi pascoli siciliani primaverili.

Come si consuma 

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La Vastedda della Valle del Belìce DOP va consumata fresca e non si presta alla stagionatura. Un abbinamento semplice e allo stesso tempo gustoso è quello con qualche goccia di olio extravergine di oliva e un pizzico di origano. È ottima anche come ingrediente di molti timballi di pasta. È considerata un po’ come una mozzarella ovina e viene utilizzata nella preparazione di panini e pizze. Consigliabile l’abbinamento con una gelatina profumata al Limone di Siracusa IGP o all’olio essenziale di Bergamotto di Reggio Calabria DOP, oppure con un buon bicchiere di vino bianco siciliano, magari un Grillo o uno Chardonnay.

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Può essere accompagnata sia da vini bianchi che da rossi, grazie al suo sapore fresco e delicato. L’abbinamento migliore si ottiene con i vini tipici siciliani quali Nero d’Avola, Merlot, Syrah e Frappato.

Risotto con la Vastedda del Belìce DOP

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320 gr riso carnaroli

100 gr Vastedda del Belìce DOP

2 cucchiai da tavola di capperi

2 peperoncini

1 l brodo di verdure

1 ciuffo finocchietto selvatico

60 ml olio extravergine d’oliva

sale

Versare un po’ di olio extravergine di oliva in una casseruola e aggiungere il riso; lasciarlo tostare bene. Quando il riso si è ben tostato, aggiungere il brodo fino a coprirlo completamente. Lasciar cuocere aggiungendo brodo durante la cottura man mano che il risotto si asciuga. Nel frattempo, preparare il condimento: in un pentolino versare l’olio extravergine d’oliva, aggiungere i peperoncini, di cui uno tagliato grossolanamente e lasciar prendere calore. Quando l’olio incomincia a sfrigolare aggiungere i capperi e il finocchietto selvatico. Spegnere il fuoco e mettere da parte affinché si insaporisca bene. Al termine della cottura del risotto, spegnere il fuoco e mantecare con l’olio aromatizzato appena preparato. Tagliare finemente il formaggio Vastedda e disporre le fettine nel piatto da portata; quindi, aggiungere sopra il risotto ed infine condire con i capperi, i peperoncini, utilizzati per l’olio aromatizzato, e il finocchietto selvatico.