Bio dalla nascita, biodinamici per passione, artigiani per natura… questo è quello che si legge appena si apre la pagina della Cantina Pievalta.

Siamo nel cuore dei Castelli di Jesi. Poco più di 44 ettari di proprietà di cui 30,4 vitati condottiin biodinamica. Le vigne disegnano il panorama di quattro dei 25 Castelli: Maiolati Spontini, Montecarotto, San Paolo di Jesi e Cupramontana. Diversi suoli, diverse altitudini, diverse esposizioni.

A spiegare la storia di questa azienda è Silvano Brescianini, CEO della Barone Pizzini in Franciacorta, che sceglie i Castelli di Jesi per il suo Verdicchio. «Le zone di grandi vini bianchi italiani, da vitigni autoctoni, citate nel catalogo Bolaffi degli anni ‘70, non sono tante: Soave, Castello di Jesi e Irpinia che si divide tra Greco e Fiano. Noi abbiamo deciso di investire nei Castelli di Jesi, ma ci abbiamo messo un po’ di anni per capire il vitigno soprattutto perché su questo autoctono non c’era una grandissima letteratura, non si è mai fatta una grande ricerca e quindi noi abbiamo imparato un po’ dai nostri errori. – racconta Silvano Brescianini – Non concordo che si dica che questo vitigno abbia un naturale finale amarognolo. L’uva non è amara e se il vino lo è c’è stato qualche errore da parte dell’uomo.  Il Verdicchio ha il doppio di polifenoli di altri vitigni bianchi, per cui se non è gestito correttamente esce questa nota amarognola che viene comunemente definita tipica. I marchigiani lo descrivono come “il più rosso senza ESSERE rosso” per la sua struttura. È il classico vino dove sono molto più le cose interessanti che esprime in degustazione a livello gustativo rispetto all’olfattivo, non essendo un vitigno aromatico.  Il fatto che abbia tutta questa struttura polifenolica fa sì che, se non lavorata correttamente, oltre a dare al vino struttura gli da anche una nota amaricante che lo rende poco elegante. Quindi dopo un paio di vendemmie nel 2005 abbiamo deciso di provare a fare la pressatura soffice dell’uva intera, avendo noi inevitabilmente un DNA franciacortino. In questo modo non si rompe né il grappolo né l’acino per cui riusciamo ad avere vini molto più eleganti in quanto proprio perché non vengono estratti i polifenoli che altrimenti andrebbero a dare la nota amaricante. Grazie a questa accortezza abbiamo visto che dal 2005 c’è stata un’evoluzione in positivo nel nostro vino verso l’eleganza e verso la finezza.»

San Paolo Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico in verticale

San Paolo 2008 Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico Lieviti indigeni, solo vigna vecchia, 2 anni in acciaio su fecce fini. Un calice dorato con note iodate e minerali, di frutta a polpa arancione, albicocca, pesca, agrume e mandarino. Il sorso è avvolgente e pieno, ritornano i sentori fruttati in particolare l’arancio con una punta di fenolico. Una beva classica e appagante.

Leggi anche:
Pompelmo bio per una pelle radiosa

Nel dinamico panorama dell'industria cosmetica attuale, yoUBe Cosmetics si afferma non solo come simbolo di qualità e innovazione, ma anche come brand che fa dell’impegno etico un tratto distintivo e…

San Paolo 2009 Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico  solo vigna vecchia, 2 anni in acciaio su fecce fini. Subito stupisce piacevolmente per le note di idrocarburi, seguite da erbe officinali, su un sottofondo fruttato e floreale, dente di leone, calendula, ailanto, cardamomo, cedro e lime. In bocca elegante, fresco, piacevole, equilibrato e torna l’agrume. Una delicata nota di idrocarburi che gli regala un quid in più.

San Paolo 2015 Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico qui entra nel blend l’appezzamento piantato nel 2009 e da si è iniziato a lavorare con lieviti indigeni. Affina 2 anni in acciaio su fecce fini. Si apre con note marini e di idrocarburi che si armonizzano a note fruttate e agrumate come il cedro e un tocco di floreale, ailanto. Il sorso è agile, fresco, vibrante e con una bella sapidità, termina con un tocco di astringenza che gli regala persistenza e profondità. 

San Paolo 2017 Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico  sei mesi in acciaio su fecce fini. Figlio di un’annata calda e poco piovosa. Lineare, fresco, piacevole, giocato su toni floreali e fruttati. Un sorso classico e piacevole.

San Paolo 2019 Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico da questa annata nel processo di vinificazione sono state introdotte le botti grandi, con tostatura leggera, e il cemento. Il bouquet è articolato fra note agrumate e floreali, tiglio, lime, mapo, ailanto e calendula; il secondo naso regala uno speziato dolce. Il sorso è avvolgente ed estremamente piacevole, fresco e saporito. Un calice sfaccettato e variegato che regala il meglio di sé con l’abbinamento cibo/vino. 

Leggi anche:
Il Castellaccio Bolgheri DOC Superiore 2020 Podere Il Castellaccio

Sogni di un ragazzo ora divenuto uomo, sogni toscani di chi è cresciuto circondato da vigne e campi ...da qui nasce Podere Il Castellaccio il sogno divenuto realtà di Alessandro…

San Paolo 2021 Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico Le vigne crescono su suoli contraddistinti dall’arenaria pliocenica e da una giacitura in forte pendenza ad un’altitudine di quasi 350m slm.Un calice estremamente elegante, fresco ed accattivante. Torna l’agrumato, pompelmo rosa, lime, note minerali, erbe di montagna e un tocco di menta bianca. Il sorso è agile e appagante, vibrante e sapido, di bella struttura e con una piacevolezza di beva che preannuncia una grande longevità.

Costa 25 euro