In una terra baciata dal sole, e dalla fortuna, dove grandi vini rossi regnano sovrani, tra passione e tenacia nasce un’azienda dalle origini “venete”.

Siamo a Bolgheri, un piccolo angolo della Toscana che ha dato i natali a vini come Sassicaia ed Ornellaia, progenitori di grandi etichette ottenute da Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot. Qui nel 1999 nasce Podere Sapaio dalla volontà di Massimo Piccin, ingegnere veneto, uno spirito libero capace di reinterpretare il concetto di vino.

Una scelta coraggiosa e visionaria quella di Massimo che nel 1990 decide di lasciare il suo lavoro nell’azienda edile di famiglia, a Vittorio Veneto, per perseguire la sua grande passione: l’amore per il vino e per la gastronomia. 

Un progetto desiderato, pensato e realizzato con costanza e tenacia che, pian piano, ha preso forma come in un mosaico. Il primo tassello è stato trovare il podere, cuore dell’azienda. Otto ettari iniziali fino ad arrivare ai 26 attuali, 17 a Bolgheri e 9 a Bibbona, dai quali si producono due etichette: Sapaio e Volpolo che portano la firma dell’enologo Carlo Ferrini. «La chiamata e l’incontro sono stati curiosi. – racconta Ferrini – Ci siamo piaciuti subito e abbiamo iniziato questa avventura insieme, muovendo i primi passi in un terreno dove si presentava la sola nuda terra. Abbiamo scelto i cloni più opportuni e da lì la sfida è partita. Ed è stata una bellissima sfida.» 

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Il logo di Sapaio è la corona, un tributo al vino, alla sua nobiltà e al valore racchiuso nel lavoro che i vignaioli conducono quotidianamente in vigna e in cantina. Il logo è stato creato dal designer Aldo Segat: un tratto semplice che richiama un’immagine di fanciullesca bellezza, ispirata alla firma, la corona a tre punte, dell’artista afroamericano Basquiat.

La conduzione biologica dei vigneti è certificata a partire dall’annata 2017.

Podere Sapaio Sapaio 2020 Toscana IGT

Sapaio nasce come Bolgheri DOC Superiore e diviene, dalla vendemmia 2015, Toscana IGT. Il nome si ispira a Sapaia, un antico vitigno toscano, per sottolineare il forte legame con il territorio d’origine. Ottenuto da 70% Cabernet Sauvignon, 10% Cabernet Franc e 20% Petit Verdot e affina per circa 18 mesi in barrique per poi proseguire per 8/10 mesi in bottiglia.

 «Sapaio ormai è diventato principalmente espressione di Bibbona – racconta Massimo Piccin – dove sono coltivate le stesse varietà che troviamo a Bolgheri, Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot. Oggi c’è ancora un incontro con un po’ di uva proveniente da Bolgheri, ma con l’annata 2023 Sapaio diventerà espressione al 100% di Bibbona dove i terreni sono caratterizzati da argilla rossa con una vena di ferro che regala struttura e mineralità.»

Una scelta fatta al fine di dare il giusto valore al prodotto e al luogo natio, svincolandosi dai rigidi confini che una denominazione porta con sé, lavorando con una libertà maggiore, in un’armonica sinergia con il territorio stesso.

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Il bouquet è elegante, verticale e complesso. Sprigiona note che vanno dal fruttato di rovo, mirtillo, mora, cassis, noci di cola, al terziario, humus, macchia mediterranea, balsamico con uno speziato dolce come cacao criollo e macis, per finire con un sottofondo minerale dato dal terroir. In bocca il sorso è ben articolato, deciso, ma vellutato, con una freschezza vibrante, bella la trama tannica e una sapidità che regala profondità. Un calice elegante, raffinato che ricorda il suo produttore che sa alternare professionalità a simpatia e leggerezza.

Costa circa 80,00 euro

Volpolo, seconda etichetta dell’azienda, rimane l’unico Bolgheri DOC, a rappresentanza di una denominazione conosciuta in tutto il mondo per i suoi grandi vini.

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